RAPTUS (2009). Un’opera di Marcello Maloberti

Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni

Mostre

13/10/2018 - 04/11/2018

Una mostra diffusa di MARCELLO MALOBERTI nei musei associati è la principale novità della Quattordicesima Giornata del Contemporaneo, il grande evento annuale promosso dall’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (AMACI) e dedicato all’arte del nostro tempo e al suo pubblico.
Come in passato, infatti, AMACI ha affidato a un artista italiano di fama internazionale la realizzazione dell’immagine guida della manifestazione. Quest’anno la scelta è ricaduta appunto su Marcello Maloberti, protagonista per la prima volta di una mostra personale diffusa su tutto il territorio nazionale e accompagnata da una fanzine che raccoglie le opere: i musei AMACI ospitano simultaneamente e per un giorno una selezione dell’artista, presentando al grande pubblico la sua produzione performativa. Per Palazzo Fabroni di Pistoia, e in particolare per una delle sale della collezione permanente opportunamente adibita allo scopo, l’opera individuata è RAPTUS (2009 – collezione Alessandro Gori), che rimarrà esposta a Pistoia fino a domenica 4 novembre.
MARCELLO MALOBERTI è un artista visivo, nato a Codogno (Lodi) nel 1966. Attualmente vive a Milano. La sua ricerca trae ispirazione dagli aspetti legati alle realtà urbane marginali e minori, prestando grande attenzione all’assenza di forma e all’incertezza della Vita. I suoi studi vanno oltre l’immediata evidenza degli aspetti familiari, con un focus neorealistico che si risolve in un punto di vista estraniante e onirico. Le sue performance, caratterizzate da grandi installazioni di suoni e luci, sono realizzate sia in spazi privati che pubblici, con una forte influenza teatrale ed un elemento distintivo di interazione pubblica.
MEDUSA è il titolo dell’immagine realizzata dall’artista per la quattordicesima edizione della Giornata del Contemporaneo: vi è raffigurato un ragazzo africano, a torso nudo ma con il volto celato da un casco da motociclista ricoperto di conchiglie, il cui sguardo diretto e fiero ci interroga, instaurando con lo spettatore un dialogo silenzioso, fatto di non detti e sottintesi.

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