Gli ambienti
La casa-studio di Fernando Melani permette di entrare direttamente in un’alta e concreta testimonianza di un originale, ricco e complesso processo creativo, oltre a rappresentare un ideale completamento della raccolta d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Fabroni.
Situata in un modesto edificio di primo Novecento, ai margini del centro storico cittadino, è l’abitazione dove l’artista pistoiese visse e operò a partire dal secondo dopoguerra, occupandone progressivamente tutti gli ambienti. Per circa quarant’anni ha perciò accolto sulle sue pareti, sulle scale, sulle porte, ovunque fosse possibile e secondo una sistemazione ideale e definitiva, l’insieme delle opere di Melani, da lui stesso definite “esperienze”.
In un primo tempo gli spazi a disposizione erano quelli della soffitta – o secondo piano – che conservano il senso delle varie attività che vi svolgeva: dallo studio, dov’era la macchina da scrivere, al laboratorio col banco da lavoro e gli attrezzi, dove avveniva l’impatto coi materiali più vari per la costruzione delle opere.
Verso la fine degli anni Settanta Melani si allargò e scese ad occupare anche il primo piano dove si trova il soggiorno col divano. Qui abbondano le opere degli anni Settanta, mentre l’attigua stanza con la libreria ospita tre opere del 1980-1981, denominate Bucati.
Per le sue peculiarità, la casa-studio di Fernando Melani può essere considerata una delle realtà più anomale nel contesto museale italiano: una casa-studio che non ha niente né dello studio, né della casa, priva com’è di qualsiasi oggetto del vivere quotidiano, anche dei più elementari arredi casalinghi. E’ piuttosto uno spazio “contenitore”, “un’opera totale”, com’è stata giustamente definita, dove semplici, ma significativi gesti quotidiani hanno dato forma ad accumuli di opere e materiali sedimentati nel tempo (i giornali per le scale, per esempio), che interagiscono e assumono come proprio limite/confine non la cornice, né la parete e neppure la stanza, ma tutta quanta la casa.
La storia
Nel 1987, due anni dopo la scomparsa di Melani, la casa – con le oltre duemila opere contenute al suo interno, materiali e documenti vari – fu acquistata dal Comune di Pistoia. All’acquisto seguì un intervento filologico di documentazione e conoscenza dell’esistente a supporto del progetto di conservazione e restauro dell’edificio, che si concluse con il riallestimento delle opere all’interno e la riapertura al pubblico nel maggio del 1998. Poiché, dunque, non è stata alterata la collocazione delle opere negli ambienti così come l’artista le aveva disposte, la visita alla casa-studio corrisponde a un’esperienza/immersione dentro lo stesso percorso poetico e itinerario di pensiero di Melani. Per questo, oltre che per motivi di sicurezza, si prefigura come un percorso guidato, necessariamente selezionato nella quantità di persone e nelle modalità di accesso.